Per dimensionare correttamente un impianto fotovoltaico ad uso domestico, bisogna prendere in considerazione i consumi reali dell’utenza, in particolar modo tenendo presente i dati relativi al potenziale autoconsumo, ovvero l’energia prodotta dall’impianto che può essere consumata dalle utenze domestiche nel periodo giornaliero in cui l’impianto produce.

Molti si chiedono come vada dimensionato un impianto fotovoltaico residenziale, senza accumulo, ma utilizzando solo lo scambio sul posto, per avere dei tempi di ritorno dell’investimento interessanti.

L’impianto va sempre “cucito” sui consumi dell’utenza che vanno attentamente valutati nell’arco dell’ultimo anno. Sarebbe necessario analizzare le ultime sei bollette bimestrali, anche considerando i consumi nelle diverse fasce (F1, F2-3).

Le regole per ridurre la bolletta elettrica con un impianto fotovoltaico come anticipato sono massimizzare l’autoconsumo  e, utilizzando lo scambio sul posto (Ssp), fare in modo che nell’arco dell’anno l’elettricità prelevata e immessa in rete siano molto simili.

Un esempio di corretto dimensionamento

Per rendere chiaro questo aspetto presentiamo un esempio molto semplificato per una un’abitazione in Campania che ha consumi annuali stimabili in circa 3.700 kWh, per un costo in bolletta di 925 €/anno al costo di 25 centesimi a Kwh.

Per questa utenza sarebbe opportuno realizzare un impianto con una potenza di 3 kWp, che potrebbe garantire in un anno in questa area del paese circa 4000 kWh (ad esempio installando 10 moduli da 300 Wp, con una occupazione di 24 mq).

Ipotizziamo che il costo di questo impianto installato sia di 6.000 € iva inclusa e che l’autoconsumo del nucleo familiare possa essere portato, anche con alcuni accorgimenti (uso di alcuni elettrodomestici quando l’impianto solare produce) intorno al 40%.

Ciò significa che nell’intero anno (con punte massime a luglio e agosto, e minime a dicembre-gennaio) su tutta la produzione solare annuale dell’impianto fotovoltaico, circa 1.600 kWh sarebbero autoconsumati.

Per procedere a un calcolo economico (ripetiamo, semplificato) iniziamo a considerare che questi kWh autoconsumati non saranno pagati sulla bolletta (costo del kWh stimato in 25 cent€ incluso tasse e Iva), quindi avremo un primo risparmio di:

1.600 x 0,25 € = 400 € (risparmio in bolletta per autoconsumo)

Dobbiamo poi procedere con il contributo dello Scambio sul posto.

Secondo la formula, particolarmente complessa indicata dal Gse, dobbiamo stimare l’energia prelevata e quella immessa.

Energia prelevata: 2.100 kWh (cioè 3700-1600)

Energia immessa: 2.400 kWh (cioè 4000-1600)

Vediamo allora come viene calcolato il valore dello scambio sul posto, considerando che questa convenzione annuale (rinnovabile tacitamente) è un meccanismo attraverso il quale viene valorizzata tutta l’energia immessa dall’utente nella rete elettrica, cioè una sorta di compensazione/rimborso parziale delle bollette pagate.

L’energia prelevata è valutata qui solo con il Prezzo Unico Nazionale (PUN), che sappiamo oscillare tra 50 e 60 €/MWh, quindi tra 5 e 6 centesimi. Qui consideriamo un valore di 5,3 cent€.

L’energia immessa è pagata secondo il prezzo dell’energia della zona di riferimento (in Italia ci sono 6 zone) e in base agli orari di immissione. Siamo in Campania, quindi la zona è quella del Centro-Sud. Ipotizziamo un valore medio di 5,2 cent€.

Per il calcolo del contributo in conto scambio dovremo prendere il valore minimo tra l’energia prelevata e quella immessa:

2.100 x 0,053 = 111,3 € (valore energia prelevata)

2.400 x 0,052 = 124,8 € (valore energia immessa).

Quindi utilizzeremo il primo valore, 111,3 €. Se il valore dell’energia immessa in rete è maggiore del valore dell’energia prelevata dalla rete si hanno le eccedenze, cioè un credito annuale esigibile nei confronti del Gse, che in questo caso è di appena 13,5 euro).

Ora vediamo qual è il valore al quale il GSE rimborsa l’energia che si cede; si tratta di un rientro dei costi fissi pagati in bolletta.

Questo corrispettivo è stabilito dalla Autorità per l’Energia. Per consumi annuali sopra i 1800 kWh è, al momento, fissato in 7,9 cent€. Pertanto, si prenderà il valore minimo tra prelievi ed immissioni (quindi 2.100 kWh) e lo si moltiplicherà per questo corrispettivo:

2.100 x 0,079 = 165,9 €

Il contributo dello scambio sul posto sarà quindi dato da:

110 + 165,9 = 275,9 € (13,5 € di eccedenze non contabilizzate) 

Per valutare la convenienza economica dell’installazione di questo impianto residenziale il beneficio del contributo dello Ssp si aggiungerà al risparmio in bolletta per l’elettricità autoconsumata, quindi avremo:

400 + 289,4 = 689,4 €/anno (beneficio totale)

N.B. : Questo è un calcolo al centesimo, generalmente nelle progettazioni di impianti ad uso domestico si usa calcolare a 13 centesimi medi il valore del kwp prodotto e non autoconsumato.

Consideriamo che il risparmio sulla bolletta elettrica annuale rispetto a prima della realizzazione dell’impianto FV è quindi del 74,5%.

Grazie alla detrazione fiscale del 50% in 10 annualità (importo annuale detraibile: 300 €), valida almeno fino 31 dicembre 2019, l’importo da considerare per il calcolo della riduzione in bolletta è di 689,4 +300, ovvero 989,4 a fronte di un costo precedente di 930. In pratica con il risparmio ottenuto in bolletta, i contributi GSE per lo scambio sul posto e le detrazioni, l’impianto è TOTALMENTE AUTOLIQUIDANTE.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *